Dott.ssa ANNA PIFFER
Psicologa Psicoterapeuta
Iscritta all' Albo degli Psicologi e degli Psicoterapeuti dell’Emilia Romagna N. 5307A
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Il Movimento della Psicologia Umanistica è sorto negli Stati Uniti negli anni ’50. Essa raccoglie in sè elementi che rimandano a movimenti tedeschi, quali Esistenzialismo e Fenomenologia, ed al Pragmatismo degli Stati Uniti.
Questo movimento viene denominato la "terza forza" della psicologia, alternativa alla psicologia meccanicistica del comportamentismo ed al determinismo della psicanalisi freudiana.
E’ definita “umanistica” in quanto la sua impostazione proclama la libertà di scelta dell'essere umano; secondo la Psicologia Umanistica esistono bisogni umani altri, oltre agli istinti e pulsioni (psicanalisi freudiana) ed ai bisogni da soddisfare (comportamentismo), ovvero: la crescita personale, lo sviluppo del potenziale umano, l'auto-realizzazione.
Gli psicologi umanisti, nonostante le diverse sfaccettature, si riconoscono in un principale comune obiettivo di lavoro con i clienti, che è l'esplorazione delle caratteristiche del comportamento e della dinamica delle emozioni, al fine di promuovere una vita umana piena e sana.
Gli elementi che accomunano tutti i diversi approcci umanistici sono:
1 - La centralità della persona nell’incontro
Il centro di interesse psicologico diventa la persona come individuo unico e peculiare.
E’ attraverso l’incontro e il rapporto con l’altro che l’essere umano prende coscienza di se stesso come soggettività, per questo l'incontro con un terapeuta umanistico è caratterizzato dell'interesse per la persona del cliente, è concentrato sull’“essere che esiste, diviene, emerge, sperimenta”.
2 - Il riferimento all’approccio fenomenologico
L’attenzione è posta alle esperienze individuali di natura immediata del cliente, così come la persona le percepisce, alle relazioni, alle percezioni attuali in cui la persona è coinvolta. Si dà valore all’esperienza soggettiva dell’individuo, al suo personale punto di vista del mondo e del sé, alle sue convinzioni e valori.
3 - I concetti di scelta, libertà e responsabilità
L’uomo è ciò che fa di se stesso e ciò che egli stesso intende essere.
L’uomo è un iniziatore attivo del comportamento, piuttosto che un reattore passivo a stimoli o a istinti.
4 - La fiducia nella capacità umana di autodeterminazione
Si riconosce il potenziale umano di cambiamento, la capacità di capire e di affrontare in modi diversi le sfide della vita.
Le persone non sono determinate solo dal loro passato o dal loro ambiente, ma sono agenti attivi nella costruzione del loro mondo.
5 - La visione olistica
L’organismo umano è un sistema altamente organizzato; l’insieme funziona secondo leggi che non possono essere limitate alle singole parti.
Lo sguardo diretto alla persona deve fondarsi su una prospettiva capace di considerare la sua globalità piuttosto che basarsi su indagini analitiche delle singole funzioni.
6 - La rilevanza data alla tendenza all’autorealizzazione
Ogni persona ha dentro di sé la tendenza alla crescita permanente, alla autorealizzazione.
La motivazione dominante della persona è l’autoattualizzazione (o autorealizzazione), che esprime la tendenza a realizzare pienamente le proprie potenzialità.
7 - Le basi della psicoterapia
Nella terapia l'attenzione è posta principalmente sulla relazione terapeuta-cliente, promuovendone l'autenticità e la crescita, al fine di creare quello spazio sicuto ed accettante in cui la persona del cliente possa 'ritrovarsi', 'ricomprendersi' e 'riavviarsi' verso una realizzazione di sé piena e funzionale. E' stato proprio Carl Rogers, Psicologo Americano, che negli anni '40 ha introdotto un nuovo modo di intendere e fare psicoterapia: la Psicoterapia Centrata sulla Persona.
Bibliografia:
Binswanger L., Essere nel mondo, Astrolabio
Buber M., Io e tu, in Il principio dialogico e altri saggi, Comunità
Heidegger M., Essere e tempo, Mondadori
Husserl E., Meditazioni cartesiane e i discorsi parigini, Bompiani
James W., Pragmatismo, Il Saggiatore
Jaspers K., Psicologia delle visioni del mondo, Astrolabio
Jaspers K., Ragione ed esistenza, Marietti
Kierkegaard S., La malattia mortale, Comunità
Korchin S., Psicologia clinica moderna, Borla
May R. et al., Psicologia esistenziale, Astrolabio
Mead G.H., Mente, Sé e società, Giunti Barbera
Mischel W., Lo studio della personalità, Il Mulino
Peirce C.S. e James W., Che cos’è il pragmatismo, Jaca Book
Rogers C.R., La terapia centrata sul cliente, Martinelli
Rogers C.R., Un modo di essere, Martinelli
Rogers C.R. e Russell D.E., Carl Rogers un rivoluzionario silenzioso, La Meridiana
Sartre J.P., L’Essere e il Nulla, Mondadori
La Psicologia Umanistica
Carl Rogers e l'Approccio Centrato sulla Persona
L’Approccio Centrato sulla Persona (ACP) si colloca nell’ambito della Psicologia Umanistica, poichè ne condivide i principi.
L'Approccio Centrato sulla Persona ACP è nato nella prima metà del '900 ed ha come punto di riferimento teorico il pensiero di Carl R.Rogers, psicologo psicoterapeuta americano, che per primo elabora una visione 'positiva' sulla Natura Umana.
Rogers era convinto che, se l’individuo ha la possibilità di trovarsi in un ambiente facilitante, ovvero sicuro, non minaccioso, accettante verso di lui e verso i suoi vissuti, verso le sue sfumature, egli sarà naturalmente portato ad un abbassamento delle proprie difese psicologiche, ad un contatto più profondo con se stesso ed alla messa in atto di comportamenti ed atteggiamenti funzionali a sé ed al soddisfacimento dei propri bisogni.
Rogers manifestava una profonda fiducia nella Natura Umana e una visione ‘in positivo’ della persona, la quale secondo l’autore è portata naturalmente a perseguire il miglioramento della propria condizione. Quando l’individuo vive in una condizione d’incongruenza, ovvero quando è alienato, lontano dal contatto con la propria esperienza, dai propri bisogni e dai propri vissuti, la spinta verso l'autorealizzazione agisce in modo ambivalente; essa segue a tratti ed in modo rigido le regole ed i valoti interiorizzati ed a tratti l’esperienza emergente spesso in modo impulsivo nel qui ed ora. In questo modo possono manifestarsi modalità poco efficaci di rispondere ed adattarsi ad una situazione, tali modalità, se particolarmente disfunzionali, sono chiamate sintomi e che possono causare molta sofferenza e disagio.
Quando è piccolo, il bambino è determinato dal suo bisogno di affetto e di accudimento; la paura di perdere l’amore dei genitori può indurlo ad assimilare regolei, che lo portano ad amputare e distorcere parti di sé, criticate e non legittimate dalle figure parentali. Questa ‘amputazione’ viene fatta quasi inconsapevolmente, a favore dei costrutti genitoriali, così da non perdere l’amore dei genitori. Quando sono inconsapevoli e rigidi, i costrutti sono all’origine dell’alienazione da sé e della messa in atto di comportamenti disfunzionali per la persona, che possono condurla a profondi stati di malessere.
Nell’incontrare un cliente l’obiettivo è quello di aiutare la persona a ‘tornare a casa’ per rimpossessarsi di quelle parti del suo sé che sono state a lungo disconosciute e/o distorte, perchè considerate non amabili e non legittimabili.
Il fattore rivoluzionario che promuove il cambiamento nel setting terapeutico è proprio la possibilità di scoprire la legittimità di tutto il proprio sentire, per spostare così il centro delle proprie valutazioni dall’esterno all’interno. Il cliente recupera così la proprietà di tutto ciò che lui stesso è e sente, maturando nuovi modi di sentirsi e di costruire se stesso e la realtà che lo circonda.
La relazione terapeutica può funzionare come una palestra, dove l’individuo si riappropria del contatto con se stesso, con i propri vissuti emotivi e la propria percezione. Il tutto è reso possibile dalla costituzione di un clima psicologicamente sicuro nella relazione terapeutica, in cui il cliente possa progressivamente concedersi di esplorarsi in modo sempre più libero dal giudizio.
L’ACP si centra sulla persona, partendo dal presupposto che essa non vada diretta ad una meta ma accompagnata lungo una direzione, che sarà quella da lei stessa scelta in completa libertà, in base alla propria visione e nel perseguimento dei propri bisogni.
Rogers, C.R. (1951) Client centered therapy, Boston USA, Houghton Mifflin Company. Trad. it. Terapia centrata sul cliente, Molfetta BA, La meridiana, 2007
Rogers, C.R. (1957) On becoming a person. A therapist’s view of psychotherapy, Boston USA, Houghton Mifflin. Trad. it La terapia centrata sul cliente, Firenze, Martinelli, 1970
Rogers, C.R. (1965) Conversation with Paul Tillich, in Kirschenbaum H. and Henderson V.L. (a cura di) Carl Rogers dialogues. Conversations with Martin Buber, Paul Tillich, Burrhus Frederic Skinner, Gregory Bateson e Michael Polanyi, Rollo May, and Others, Howard Kirschenbaum and the Estate of Carl
Rogers,1989. Trad. it. Paul Tillich, in Kirschenbaum H. e Henderson V.L. (a cura di) Dialoghi di Carl Rogers. Conversazioni con Martin Buber, Paul Tillich, Burrhus Frederic Skinner, Michael Polanyi e Gregory Bateson, Molfetta BA, La meridiana, 2008
Rogers, C.R. (1970) On encounter groups, New York, Harper and Row. Trad. it. I gruppi d’incontro, Roma, Astrolabio, 1976
Rogers, C.R. (1980) A way of being, Boston USA, Houghton Miffling, Trad. it. Un modo di essere, Firenze, Martinelli, 1983
Rogers, C.R., Kinget, M.G. (1962) Psychotherapie et relations humaines. Theorie et pratique de la therapie non-directive, Lovanio, Edizioni Nauwelaerts. Trad. it. Psicoterapia e relazioni umane. Teoria e pratica della terapia non direttiva, Torino, Boringhieri, 1970